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giovedì 18 marzo 2010

Scuola, storie di ordinaria viltà

di Paolo Corticelli

Voti troppo bassi e chi è preso di mira; scarsa o nulla considerazione in aula (mortificazione dell’amor proprio); ricerca dell’umiliazione, il docente, con ogni probabilità frustrato, che manifesta il suo potere inattaccabile; gelosia nei confronti di chi dimostra una particolare brillantezza intellettuale. Ecco alcune tipologie con le quali si palesa il fenomeno del mobbing scolastico, ovvero quell’atteggiamento vessatorio da parte dell’insegnante nei confronti dello studente. Un annoso problema. Sono storie di ordinaria viltà, con episodi che hanno per protagonisti insegnanti nella maggior parte dei casi di mediocre preparazione, afflitti da turbe comportamentali di varia natura. Negli uffici scolastici provinciali giungono poche segnalazioni. “Molti genitori – commenta un funzionario – non sanno come comportarsi, sono smarriti di fronte a quanto accade al loro figlio e d’altra parte sia i dirigenti scolastici sia i provveditorati non hanno molte possibilità di intervento. Per di più – aggiunge il funzionario – bisogna stare molto attenti a come ci si muove perché se un docente viene apertamente accusato di mobbing, nei confronti di qualche studente, può a sua volta rivalersi nei confronti di chi lo accusa con una denuncia per diffamazione”. Per di più, sotto il profilo legale, non c’è una tutela specifica per lo studente (o la famiglia), mentre esiste per il mobbing in ambito lavorativo. A livello universitario qualcosa si sta realizzando. All’Università La Sapienza di Roma nel marzo del 2009 è stata varata la “Carta dei diritti e dei doveri delle studentesse e degli studenti”. L’articolo 6 ha per titolo “Organi di tutela dei diritti”. Sotto questa definizione figurano il Garante dei diritti e dei doveri degli studenti e il difensore degli studenti, al quale ci si può rivolgere con “garanzia di riservatezza”. “La risposta degli studenti è stata di piena fiducia – commenta il professor Luigi Campanella, difensore civico dell’ateneo, al quale fanno capo i garanti delle varie facoltà – e nell’arco di soli sei mesi abbiamo registrato circa un migliaio di segnalazioni. Intendiamoci: alcune sono formulate da gruppi di studenti, anche 250, per denunciare il mancato rispetto degli appelli da parte di qualche docente, oppure la difficoltà nel trovare un relatore di tesi, o la sovrapposizione degli orari delle lezioni. Anche questi sono disagi importanti e lo studente va tutelato. Sì, c’è stato anche chi ha denunciato qualche atteggiamento vessatorio a livello personale , casi che stiamo seguendo con circospezione e rigore”. “Nell’estate scorsa abbiamo varato due regolamenti di ateneo, uno per il mobbing e uno anche per lo stalking (che contempla molestie personali, ndr) – afferma, dal canto suo, il professor Dario Casati, prorettore dell’Università Statale di Milano – e stiamo individuando i due consiglieri che dovranno farsi carico di raccogliere le segnalazioni degli studenti per poi svolgere le opportune verifiche. L’intervento da parte dell’università, nei confronti di chi assume atteggiamenti soverchianti, va dal richiamo alla sospensione dal servizio fino a conseguenze anche più pesanti”. Per la media inferiore e per il liceo – denominati rispettivamente scuola secondaria di primo grado e di secondo grado–,val la pena ricordare che esiste lo Statuto delle studentesse e degli studenti, varato nel giugno del 1998 (Dpr 249) con integrazioni e modifiche del novembre 2007 (Dpr 235). Questo codice è nella maggior parte dei casi ignorato, mentre potrebbe essere materia di approfondimento nelle singole classi nell’area di “educazione alla cittadinanza e alla convivenza civile”. “Nella nostra scuola c’è un controllo interno ma anche esterno dei vari elaborati degli studenti – afferma il professor Mark Dawson, preside della High School di Milano, scuola internazionale autorizzata che aderisce al sodalizio International Baccalaureate con sede a Ginevra. In pratica, i compiti sono corretti dall’insegnante di riferimento, ma vengono poi anche controllati dagli altri docenti della scuola che insegnano la stessa materia. Non solo: a campione vengono scelti dei compiti che sono inviati ad alcuni examiner a Ginevra. In questo modo abbiamo la possibilità di garantire un’equità nel giudizio, evitando atteggiamenti troppo indulgenti o severi da parte degli insegnanti”. Codici, regolamenti interni, sistemi di valutazione rigorosi: a quest’ultimo proposito da rilevare che sono molte le scuole italiane che adottano le “griglie di valutazione”, ovvero un sistema che prevede prove di verifica condivise dai docenti per ovviare a eventuali difformità di giudizio. Ma per combattere il mobbing occorre anche l’intervento del legislatore: una tutela legale aiuterebbe a combattere questo fenomeno. Che, purtroppo, fa proseliti.

da IL FATTO del 18 marzo 2010

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