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giovedì 17 febbraio 2011

Druento, San Gillio, Givoletto: NUOVO ISTITUTO COMPRENSIVO

Dal 1 settembre 2011, nei comuni di Druento, San Gillio e Givoletto, le scuole dell'infanzia (ex materne), primarie (ex elementari) e secondarie di primo grado (ex medie) faranno parte di un unico ISTITUTO COMPRENSIVO.

Cos'è un istituto comprensivo?

Un Istituto comprensivo riunisce in una stessa organizzazione scuole dell'infanzia, primarie e secondarie di primo grado, vicine fra loro come collocazione nel territorio.
Gli uffici di segreteria, il Dirigente Scolastico, il Consiglio di Circolo sono quindi comuni, per tutti i tre ordini di scuola.
Gli attuali Consiglio di Circolo (per scuola dell’infanzia ed elementare) e Consiglio di Istituto (per le medie), decadranno e se ne dovrà formare uno unico.
Con l’inizio del nuovo anno scolastico ci saranno quindi delle nuove elezioni, dove andremo a votare gli 8 genitori che ci rappresenteranno (come fatto lo scorso anno).

mercoledì 16 febbraio 2011

Lezione di cinese ai bimbi italiani. Paga tutto Pechino


La conoscono tutti «Frà-Mar-ti-no-cam-pa-na-ro...». Sessantaquattro bambini della scuola primaria dell’Istituto comprensivo Lendinara nel mezzo del Polesine, la sanno pure in cinese. E cantano «Due-tigri-correvano-velocemente», come se niente fosse. «Bravissimi, hanno una capacità di apprendimento che noi adulti nemmeno immaginiamo», spiega Pierluca Benini, docente di cinese moderno in questa scuola, l’unica in Italia dove insieme ai primi rudimenti di inglese viene insegnata ai bambini pure la lingua di Pechino. «Ci è stata data un’opportunità. L’abbiamo presa al volo. I cinesi sono 1 miliardo e 300 milioni. La loro economia tira nel mondo. In questo mondo globalizzato è meglio imparare a farsi capire pure da loro», racconta Lucio De Sanctis, direttore di questa scuola in centro al paese, tre piani per mille allievi di tutta la zona tra scuola primaria elementare e media, dove all’ingresso sventolano il tricolore e la bandiera azzurra d’Europa ma dentro batte un cuore tutto cinese.


A Lendinara ci sono 12 mila abitanti tra italiani e stranieri, duecento sono immigrati dalla Cina. Una volta lavoravano nello zuccherificio, nelle fabbriche dove ancora si tesseva la juta. Adesso sono impiegati nelle piccole e medie aziende - scarpe e confezioni soprattutto - dove il made in Italy combatte sul mercato globale. Alcune aziende lavorano già nell’Est Europa, altre sono arrivate fino in Cina. E la Cina adesso gli è arrivata in casa grazie all’Istituto Confucio di Padova, una specie di Istituto Dante Alighieri per promuovere nel mondo la lingua e la cultura cinese. E siccome sono cinesi, fanno le cose velocemente e assai in grande.


Wang Fusheng è il direttore dell’Istituto Confucio di Padova. Uno dei quattrocento nel mondo, destinati a diventare duemila entro la fine del decennio.
L’istituto lavora alle strette dipendenze dell’ambasciata a Roma, sotto il controllo diretto del governo di Pechino. Deve solo promuovere la cultura e la lingua, non fa politica, non promuove alleanze commerciali. Wang Fusheng sogna in grande: «Ci piacerebbe prendere contatti con il vostro ministero della Pubblica Istruzione. Per noi è molto importante. I corsi vengono pagati direttamente dal nostro istituto. Gli istituti Confucio nel mondo, per questo hanno un budget di 4,5 miliardi di dollari».


Tolte pure le spese per le sedi e per il personale, sono comunque tre miliardi e trecento milioni di euro più gli spiccioli che il ministro Mariastella Gelmini se li sogna di notte.


I corsi nella scuola di Lendinara sono gratuiti e aperti a tutti i bambini delle terze e quarte elementari. Più piccoli non avrebbero le capacità grammaticali per apprendere un’altra lingua. L’idea è che l’insegnamento del cinese vada avanti fino alla fine delle medie, con un percorso didattico di sei anni. Un’ora alla settimana per adesso. Al pomeriggio nell’area di insegnamento extrascolastico. Su sessantaquattro bambini si sono iscritti in sessantaquattro. Pure due bambini originari del Marocco. «In un anno imparano le frasi più semplici. In sei anni sono in grado di sostenere già una conversazione e di scrivere
correttamente», assicura l’insegnante di cinese mentre racconta che la difficoltà di apprendere una lingua così diversa dalla nostra, è solo uno stimolo maggiore per tutti i bambini.


Se i piccoli alunni sono entusiasti, i genitori non sono da meno. Andrea Paio, professione commercialista, ha una figlia iscritta in questa scuola: «Io sono contento che i nostri bambini imparino un’altra lingua come il cinese. Non è solo per completare un processo di integrazione culturale. Ma so che così i nostri figli in futuro avranno una marcia in più. Io sono commercialista. Mi capita di lavorare con i cinesi. Quando parlano tra di loro ovviamente capisco nulla...».
Potenza di questo Nord Est che guarda alle nuove sfide e si arrende mai. Potenza di questo Polesine laboratorio di nuove sperimentazioni didattiche.
Vincenzo Milanesi, presidente dell’istituto Confucio ed ex docente all’Università a Padova, in questo progetto crede molto: «La Cina Popolare sta facendo grossi investimenti sulla cultura. E questo è un vantaggio per tutti perchè la conoscenza tra i popoli favorisce la cooperazione».


Il sindaco di Lendinara Alessandro Ferlin, eletto con una lista civica che tiene insieme centrodestra e centrosinistra - bella sfida pure quesa - fa l’entusiasta:
«Che i nostri figli imparino l’inglese è scontato. Il cinese è oramai un obbligo. Il nostro è un progetto pilota destinato a continuare speriamo che anche le istituzioni capiscano l’importanza di queste cose». Maria Fernanda Barile, responsabile dell’ufficio provinciale scolastico di Rovigo raccoglie la sfida: «Esperienza positiva. Sarebbe bello trovare altre disponibilità nel territorio». E magari pure oltre, che i cinesi ci mettono un bel po’ di dollari solo per farsi capire meglio.


Tratto da LA STAMPA dell' 8 febbraio 2011

domenica 13 febbraio 2011

Modifiche alla legge regionale sul diritto allo studio

Riportiamo quanto ricevuto dal COOGEN (Coordinamento Genitori) di Torino.


"L'attuale giunta regionale ha iniziato l'iter per la modifica della legge regionale 28/2007 sul diritto allo studio.


Le modifiche proposte non vanno certo a favore di una scuola pubblica sempre più in crisi, ma decurtano anche i sussidi che sarebbero potuti arrivare dalla regione (alla faccia del federalismo !).


Nel comunicato stampa descriviamo in breve quello che era e quello che potrebbe diventare dopo le modifiche il "diritto allo studio". Noi riteniamo che queste modifiche siano assolutamente inaccettabili e altri invece dovrebbero essere gli interventi, soprattutto a sostegno della scuola pubblica che, in Piemonte, è frequentata dal 95% degli studenti."

Comunicato stampa del COOGEN:
Osservazioni relative alla proposta di modifica alla legge regionale 28/2007 sul diritto allo studio


Il COOGEN si dichiara contrario alle modifiche, proposte dalla Giunta Regionale, alla legge 28/2007 relativa al diritto allo studio.
Ricordiamo sinteticamente che la Legge 28/2007 ha introdotto il principio della doppia graduatoria, a cui le famiglie con redditi ISEE inferiori ai 32.000 € possono accedere per richiedere un rimborso differenziato ed esclusivo a seconda che i figli frequentino scuole private/parificate o pubbliche, con un disponibilità di risorse definite per un 60% per la graduatoria per la frequenza di scuole pubbliche e del 40% per quelle private. La legge del 2007 supera la precedente Legge 10, detta “legge Leo”, che prevedeva il Buono Scuola, da destinare alle famiglie con figli iscritti esclusivamente a scuole private, senza necessità di presentazione di ISEE e con una semplice autocertificazione.
Le modifiche proposte oggi a questa legge prevedono:

  1. la variazione delle percentuali dei fondi da riservare alla graduatoria per chi frequenta le scuole pubbliche e private, a svantaggio di quelle pubbliche;
  2. lo stanziamento di fondi per interventi edilizi solo ed esclusivamente per le scuole paritarie.

Evidenziamo che queste modifiche sono chiaramente anticostituzionali, poiché l’art. 34 della Costituzione, prevede «borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze» per rendere effettivo il diritto allo studio di «capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi» e stabilisce che «devono essere attribuite per concorso». Inoltre l’art. 33 recita “ … Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato. …” non prevedendo cioè nessun sostegno alle scuole paritarie.


Riteniamo quindi che le borse di studio debbano essere assegnate in base al merito e ai mezzi personali e che non possano invece configurarsi come “rimborsi spese” che prescindono sia dalle condizioni di necessità sia di merito.
Auspichiamo invece che la legge 28 possa essere migliorata privilegiando l’aiuto alle scuole pubbliche, frequentate, ricordiamo, dal 95 % circa degli studenti in Piemonte, per migliorarne la qualità dei servizi, il trasporto degli studenti, l’offerta formativa, il rimborso del costo dei libri o il loro prestito d’uso.
Non dobbiamo abbassare la guardia, anche se il momento è difficile e non vediamo la fine di questo tunnel.



Divulgate e sensibilizzate il più possibile !!!

mercoledì 9 febbraio 2011

SE NON ORA QUANDO: MOBILITAZIONE DELLE DONNE ITALIANE

Se non ora quando  recita lo slogan che identifica la manifestazione del 13 febbraio in tutte le piazze d’Italia, una manifestazione che non vuole essere di contrapposizione tra donne, ma di solidarietà tra tutte le donne, una solidarietà trasversale ed allargata anche all’universo maschile, universo a cui si offre l’opportunità di esprimere in quell’occasione la propria sincera e matura testimonianza d’amicizia e collaborazione.

Di seguito i dettagli della partecipazione alla manifestazione Se non ora quando di domenica 13 febbraio a  Torino.

A livello di comunità druentina e di tutti coloro che avranno piacere di esserci, si è pensato di partecipare con la realizzazione di uno striscione, su cui abbiamo scritto:

Tutti insieme .. Se non ora, quando?



Partiremo insieme da Druento con il bus 59 - ritrovo ore 13.15 presso la fermata di Via Torino, ang. Via Manzoni.
Scenderemo in Piazza Solferino e a piedi raggiungeremo P.zza San Carlo, dove ci possiamo incontrare, con coloro che vorranno arrivare utilizzando i propri mezzi, alle 14.15 vicino all'edicola all'angolo con Via Santa Teresa (pressi del Caffé San Carlo).


L'appuntamento ufficiale della manifestazione è alle ore 14:30 in PIAZZA SAN CARLO.
Percorso dell'eventuale corteo:Via Roma, P.zza Castello, Via Po, Via Rossini, Via Verdi (per leggere l'appello davanti alla RAI), via Montebello, via Po, P.zza Vittorio.
Le organizzatrici chiedono a tutte e a tutti di arrivare all'appuntamento portando:
  •  un ombrello , "per riparare i nostri corpi dal fango che ci piove addosso" 
  •  un gomitolo di lana colorata, per tessere una rete colorata fra tutte e tutti noi.
In piazza e durante tutto il corteo saranno organizzati momenti creativi per esempio: un minuto di silenzio seguito da un grande urlo collettivo di rabbia (il primo è previsto per le ore 15) 
Inoltre verranno date le indicazione per l'apertura  simultanea degli ombrelli.

Al di là di queste indicazioni collettive, ciascuna e ciascuno esprima tutta la propria creatività!
Nel rispetto rigoroso dell'autonomia e della trasversalità, si ricorda a tutte e  tutti che
NON  CI DEVONO ESSERE SIMBOLI PARTITICI O SINDACALI O DI ASSOCIAZIONI. Nel caso qualcuna/o venisse in piazza comunque con tali simboli sarà pregata/o di riporli.
Si ribadisce che non ci saranno né palchi né interventi. 

  • La manifestazione non è fatta per giudicare altre donne, contro altre donne, o per dividere le donne in buone e cattive. I cartelli e gli striscioni non dovranno generare equivoci su questo fatto.
  • La manifestazione è fatta per esprimere la forza e la indignazione  delle donne.
  • La manifestazione è promossa dalle donne, la partecipazione di uomini amici è richiesta e benvenuta.

E' importante essere in tanti: diffondete quanto più possibile l'iniziativa e soprattutto PARTECIPATE !